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Teatro

“Il teatro non è il paese della realtà: ci sono alberi di cartone, palazzi di tela, un cielo di cartapesta, diamanti di vetro, oro di carta stagnola, il rosso sulla guancia, un sole che esce da sotto terra. Ma è il paese del vero: ci sono cuori umani dietro le quinte, cuori umani nella sala, cuori umani sul palco.” Così Victor Hugo descriveva la magia della recitazione, una magia un tempo considerata malvagia ma che poi ha attraversato i secoli ed è giunta immutata fino a noi. Ed in queste parole si celebra la valenza morale dell’attore, quando indossa la sua maschera e per pochi attimi diventa “uno nessuno e centomila”. Ma mai finge in queste sue metamorfosi: egli diventa il suo personaggio e lo elabora e lo trasforma in qualcosa di più perché unisce tante esistenze in una sola . Il teatro di Artò sa ripetere ancora una volta questo incantesimo infinito che, appena si accende la luce sulla scena e il pubblico, immerso nel buio della sala inizia a sognare, ci narra nuove fiabe, ci trasporta in mondi ignoti e ci fa innamorare della sua pazza carovana di vagabondi. Per noi il teatro come struttura è solo spazio temporaneo e fisico, il vero teatro è nell’anima dell’attore. Da quest’anima scaturisce l’essenza della narrazione teatrale, ed è per questo che l’attore non è solo narratore ma anche autore di quello che porta in scena. La nostra formazione si orienta a così a stimolare e accrescere tale potenzialità creativa per cui chi recita è anche colui che scrive le proprie opere. Il nostro teatro compie un viaggio ulteriore quando valica i confini del palcoscenico e arriva nelle piazze e nei giardini, nei musei o nei borghi, ovunque tra la gente quel cuore umano possa trovare accoglienza. Proprio in questi luoghi, vegliato da un cielo di stelle o dal lento cammino delle nuvole, l’attore si nutre delle storie di una comunità, le fa proprie,le plasma con la sua arte e poi le restituisce agli uomini conservandone lo spirito ed il messaggio per renderle vive e presenti nell’eternità. E allora forse la magia più grande di chi recita non è proprio quella di restare sinceri fino in fondo mentre si compie l’inaudito miracolo di tramutare in immortale ciò che non lo è?